Quanta amarezza.
Basta poco ormai.
E’ amaro avere voglia di studiare, di conoscere, e trovarsi davanti un muro insopportabile, perchè non dipende da te.
Quella dell’Università Italiana di oggi è ormai una selezione basata sul reddito.
Ecco la mia amarezza.
Mi piace studiare, non sono certo una studentessa modello, ma mi piace...poter fare solo quello è un lusso che ormai non posso più concedermi. Purtroppo me ne sono accorta troppo tardi.
Ciò che mi reca tanto sconforto è vedere quanto sia difficile sopravvivere, nella mia condizione di lavoratrice/ studentessa part-time, all’interno della casta universitaria fatta di docenti alienati chiusi nel loro sapere bigotto e di burocrazie lunghe, contorte, spesso inefficienti ma soprattutto costose, molto costose, troppo costose.
Faccio un esempio: sono in una delle fasce di reddito più basse, iscrizione part -time (paghi di meno, puoi sostenere meno esami), lavorando non sono frequentante.
Ebbene pago 1.200 euro all’anno per sostenere esami da non frequentante che prevedono quindi una mole non indifferente di lavoro in più. Sto parlando di una università statale e non privata.
Ambisco al conseguimento della laurea (specialistica) perchè mi piace e per concludere e mettere anche un punto alla fatica ed ai sacrifici che ho fatto per arrivare sino a qua. Sacrifici che non vengono mai riconosciuti, anzi.
Perchè quando non immoli la tua vita alla quotidianità universitaria (perchè non puoi permettertelo tra l’altro) sei uno studente di serie B. Io l’ho visto sulla mia pelle.
L’ho visto quando non ho preso una lode ‘perchè non ero frequentante’, parole dette a me in persona da un docente. Ma come, aver preparato un esame particolarmente difficile da sola, con quei risultati, non è degno di lode?!
L’ho visto quando ho sentito dire ad uno studente: “perchè lavora? perde tempo all’università...faccia un prestito per vivere in questi anni...” questo credo si commenti da solo.
L’ho visto nel momento in cui, costretta a iscrivermi part- time per pagare 200 euro in meno all’anno pago una cifra che mi si strozza la gola a nominarla.
L’Università dovrebbe essere un servizio pubblico, per i cittadini. Ma com’è possibile sostenere una spesa simile, alla quale andrebbero aggiunti i costi dei libri, delle dispense, del tempo, perchè anche quello ormai ha un suo costo?!
Ed è disarmante trovarsi davanti a dei docenti che si crogiolano nella loro posizione, nel loro sapere e che spesso sono quelli che scendono in piazza, o che si scandalizzano per i tagli al sapere ma sono i primi che tagliano il sapere, che lo decapitano totalmente nel momento in cui si chiudono nelle loro stanze, senza rendersi conto delle difficoltà che possono esserci dietro qualunque studente per arrivare sino a loro, giudicatori istruttori che si auto-elevano a detentori di una cultura, di una modalità di vita, senza tenere conto dell’umanità prima di tutto delle persone che hanno di fronte?
Il tutto, con le dovute eccezioni, perchè come sempre, ovunque ce ne sono. Piccole isole felici, di chi sapendo che lavori, o quanto paghi, sgrana gli occhi e mostra un lieve cenno di ammirazione, capace di riempirti per un attimo il cuore di gioia ed autostima.
Perchè la casta universitaria è anche capace di questo, di farti perdere autostima, perchè non dedichi la tua vita alla loro causa. Perchè sei fuori corso, perchè non frequenti oltretutto, perchè evidentemente non poni l’università al primo posto e non c’è motivazione che tenga, questo non va bene.
Che mi venga offerta la possibilità di farlo. Non solo con poche fasulle borse di studio (che uno studente part-time di laurea specialistica non può richiedere) dedicate a chi ha la fortuna di poter essere veramente parte integrante del sistema universitario.
Bisogna offrire la possibilità di studiare a tutti i cittadini. Questo è il principio fondante della cultura. Non è la scuola dell’obbligo sino ai 16 anni, o non lo è del tutto.
E’ la possibilità di frequentare una università che non costi 1200 euro all’anno per chi è nelle fasce più basse di reddito e con una iscrizione part-time che dovrebbe agevolare anche dal punto di vista economico!
Come se non bastasse a tutto questo si aggiunge un disservizio continuo del sistema d’ateneo, telematico e non. Continui errori, problemi, che fanno perdere giornate intere, perchè rimediare agli errori altrui e cercare spiegazioni è solo interesse dello studente.
E quando chiedo delucidazioni o faccio notare errori, avviene un vero e proprio scarica barile, nessuno sa niente e tutti rimandano a qualche imprecisato ufficio o a qualche imprecisato indirizzo mail (oggi non per ultimo un indirizzo mail segnalatomi da un ufficio universitario è risultato non essere più attivo!).
Non è questo ciò che ci si aspetta da un servizio profumatamente pagato. Non è questo che ci si dovrebbe aspettare neanche da un servizio rivolto al pubblico. Io mi aspetto che funzioni.
Ho buttato giù tante cose, velocemente. Tante cose che non vanno. Sono tante le colpe che concorrono, dalla più alta dello stato, alla più bassa dell’impiegato amministrativo a quella del singolo docente, di quel singolo docente che si lamenta della sua posizione eppure non riesce ad accorgersi che è il primo ad appartenere ad una casta che chiude le porte dell’università al popolo, con la differenziazione, con l’esclusione dovuta ad un terribile e pericoloso assunto: chi non frequenta non studia adeguatamente perchè non ha voglia (assunto che per quanto delle volte è verificabile non può essere generalizzato), quindi chi non frequenta non è degno di puntare al massimo.
Bisogna cambiare i punti di vista, scambiarli anche.
Se la cultura fosse un pò più accessibile a tutti, anche in forme diverse dalle tradizionali, probabilmente ci sarebbero molti meno problemi nel paese, nel mondo in cui viviamo. Ne abbiamo bisogno, eppure ci vengono chiuse le porte. Mentre la questione economica può essere più complessa, più corale anche da risolvere e di competenza certamente anche statale, si potrebbe iniziare però a cambiare la questione ‘morale’. Quella di chi la cultura la fa e la diffonde, di chi predica la libertà di espressione nonché la diffusione stessa della cultura tra il popolo e poi razzola in senso opposto: chiudendosi, facendo di quella stessa cultura una elite inaccessibile. Deve essere proprio bello chiudersi in una casta di presunti privilegi, economici, culturali....perchè è quello che più si sta affermando nel mondo di oggi. Una chiusura totale nelle proprie posizioni. Aprirsi, comunicare, scambiarsi opinioni, capire, aiutarsi, sono queste invece quelle che ai miei occhi appaiono le soluzioni vere. Quindi contradditemi pure, io non aspetto altro. Che a tutti vengano date le stesse possibilità.
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