martedì 10 novembre 2009

La caduta di un muro?

Giusto due parole,in occasione dell’anniversario dell’abbattimento del muro di Berlino, notizia che imperversa ovunque, sui giornali, sui telegiornali e su internet. Un inno corale alla democrazia, alla libertà, al cambio storico ed epocale che quella caduta ha portato.
Siamo tutti felici, no?!
Ma quale democrazia, quale felicità, quale conquista mi domando soprattutto.
I capi di stato riuniti a Berlino in una auto-celebrazione che mai m’è sembrata più falsa ed ipocrita: viviamo infatti in un periodo storico che sta di nuovo rialzando i muri, visibili ed invisibili.
Chi ieri era a celebrare la caduta del muro di Berlino, oggi e l’altro ieri è ed è stato il primo ad erigere i muri dell’intolleranza, della lotta all’immigrazione, della lotta al diverso e dell’elogio alla divisione che qualsiasi muro, visibile ed invisibile crea. Ed oggi i muri invisibili sono fin troppi, e che senso ha quindi festeggiare la caduta di un muro, avvenuta vent’anni fa, quando la storia tra l’altro era decisamente altra, e da essa non abbiamo imparato niente?
Ma senza parlare degli astratti muri invisibili, guardiamo la visibilità anche.
Gli stessi capi di stato che ieri erano a Berlino con i loro sorrisi e le loro belle parole di democrazia, avallano la politica di Israele che di muro ne ha costruito uno vero, che non è stato abbattuto, che non verrà abbattuto nei prossimi giorni e del quale non si celebrerà nessuna ricorrenza. Un muro di separazione, di violenze e di soprusi ai quali però tutti preferiamo non guardare, ai quali preferiamo convincerci che ci sia una buona spiegazione. Non credo che ci siano molte differenze dalla ‘Barriera di protezione antifascista’ eretta nel 1961.
Siamo tutti rivolti verso la festa, verso l’inno alla democrazia proveniente dalla Germania che ci chiama, ci fa sentire orgogliosi di avere lottato, in passato, per conquistare la libertà e l’unione. La terribile libertà di poter chiudere le frontiere e far morire centinaia di immigrati, la terribile libertà di essere rivolti ad una festa e di avere alle spalle l’orrore, abbastanza lontano da non sentirne nell’immediato le conseguenze. Il senso di unione che ci fa chiudere al diverso che quel senso potrebbe farcelo sprofondare nel vuoto. E allora, quali sono le conquiste che si stanno festeggiando?
Senza nulla togliere ai cambiamenti che quel 9 novembre 1989 ha portato nella storia mondiale, io non mi sento affatto partecipe di questa grandiosa festa che si celebra oggi.
Perchè dalla caduta di un muro sono passati vent’anni in cui di mura ne sono state erette troppe.
Concludo con un pensiero al popolo palestinese. E mi domando come ci si possa sentire a vedere alla televisione, su internet i festeggiamenti di ieri sera, avendo la coscienza di vivere dietro ad un muro e sotto violenze che quegli stessi festeggiamenti e festeggiatori approvano. E poi ci domandiamo perchè ci odiano.

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