14/09/2009 TRENITALIA
Venerdì 12 settembre mi reco alla stazione di Torino porta Nuova per prendere un treno. Mi si prospettava un tranquillo weekend al mare, in Liguria.
Come sono solita fare, prendo il biglietto del treno alla biglietteria automatica, provvista anche di obliteratrice. E come al solito, appena mi ritrovo il biglietto tra le mani provvedo alla relativa convalida, obbligatoria per i treni regionali. Ma questa volta – strano – l’obliteratrice della macchina era fuori uso...così, mi dirigo al binario. Alzo la testa verso il tabellone per cercare il mio treno.
Identifico il binario. Salgo, appena in tempo per la partenza.
Mp3 nell’orecchio, libro sotto gli occhi e treno che viaggia verso il mare. Passa il controllore. Gli porgo il biglietto, serena, come sempre. Ad un certo punto vedo il signore controllore che fermo davanti a me gesticola. Spengo la musica che continuavo ad ascoltare. E lui: “Manca qualcosa....”.
In quel momento ho realizzato che m’ero dimenticata, nel passaggio dalla macchina automatica al binario, di cercare una obliteratrice funzionante. Mia colpa, smemorata. Anche se, quando mi preannuncia una multa di 50 euro, mi balza il cuore in gola. La prima cosa che mi viene in mente è che una piccola giustificazione ce l’ho anche io. E che non ero in cattiva fede, ma la prima obliteratrice era rotta e poi, in effetti, treno in partenza, m’ero dimenticata di cercarne un’altra.
Il controllore mi fa notare che avrei dovuto avvisarlo. Ma io, abituata ad obliterare il biglietto al momento dell’acquisto, mi ero dimenticata che questa volta non avevo potuto farlo. Quindi, in totale buona fede, come avrei potuto avvisare il controllore?!
Comunque, deve avermi creduto, o aver avuto pietà, mi ha fatto una multa come se lo avessi avvisato, quindi 5 euro e tante raccomandazioni di obliterare sempre il biglietto. Grunf.
Mi dimentico abbastanza presto dell’accaduto, il mare ed il sole aiutano, al punto che decido di posticipare il ritorno, previsto per domenica sera, al mattino presto di lunedì. In previsione di una partenza alle 7 del mattino penso di comprare i biglietti la domenica. Mi reco nella stazione di Rapallo, dove la biglietteria è chiusa ‘per malattia’, così riporta un foglio appeso fuori. Allora mi dirigo verso l’unica macchinetta automatica presente ma, essendoci una coda interminabile, vado a godermi il mare e rimando alla sera l’acquisto del biglietto.
Alle 19 ripasso in stazione e da lontano vedo la macchinetta libera, esulto sino a che non arrivo lì davanti...schermo vuoto blu...macchinetta guasta. Una signora che doveva cambiare un biglietto decide di chiamare il numero verde...ma non riceve risposta, gli operatori ‘sono sempre occupati’. Io invece decido di svegliarmi un pò prima al mattino successivo.
Alle 630 arrivo in stazione. C’è fermento, è un piovoso lunedì mattina, primo giorno di scuola per molti studenti. Mi dirigo verso la biglietteria ma reca ancora appeso il cartello del giorno prima. Macchinetta automatica idem, stesso schermo blu. Decido di chiamare io il numero verde, ma anche alle sette del mattino ‘gli operatori sono sempre occupati’. Mi reco al vicino tabacchi, per chiedere un consiglio, che è stato di recarmi in un’altra stazione per comprare il biglietto. Ma avrei perso il treno. Allora compro un biglietto a fascia chilometrica sino a Genova, non oltre. Essendo tali biglietti solo regionali non potevo farlo sino a Torino dove ero diretta.
Infine, salgo sul binario, mi affaccio al tabellone degli orari e con piacere noto che il mio treno porta 20 minuti di ritardo. Così, ancora preoccupata per non essere in possesso del titolo di viaggio, decido di seguire il consiglio del giornalaio e recarmi alla stazione successiva per completare l’acquisto. A Santa Margherita Ligure la biglietteria è aperta, chiedo delucidazioni su cosa mi sarebbe accaduto se fossi salita sul treno con un titolo di viaggio imparziale, e la gentile signora mi dice che quando una biglietteria è chiusa per malattia il capotreno è avvisato, quindi basta andare da lui e farglielo presente, ‘non si dovrebbero pagare multe’. Interessante condizionale.
Compro infine il biglietto da Genova a Torino. Notando tra l’altro che la somma del chilometrico e della tratta aggiuntiva è maggiore del costo del solito biglietto Torino/Rapallo. Ma sono pochi spiccioli...Ritorno sul binario e noto che il ritardo del mio treno non è più di venti minuti ma di trenta. Decido allora di andare a fare colazione. Torno e noto che il ritardo del mio treno è arrivato a 40 minuti. Insomma, senza tirarla troppo per le lunghe, il ritardo arriverà sino ai 50 minuti. Ed io che dovevo partire alle 7.14, salirò sul treno alle 8.04. Ma, a consolarmi - se di consolazione si può parlare - ci sono i binari ricoperti da miriadi di persone preoccupate, che telefonano sui posti di lavoro per avvisare che arriveranno in ritardo. Il mio treno insomma non è l’unico ritardatario, sono in buona compagnia! E poi c’è sempre la voce registrata di Trenitalia, femminile e rassicurante, che continua a ripetere ‘ci scusiamo per il ritardo’. Nel frattempo mi domando se è stato il temporale ad aver creato tutto questo trambusto...e ancora deve arrivare l’autunno vero! Intanto il primo temporale della stagione fa ammalare il personale, chiudere le biglietterie, rompere le macchinette automatiche, tiene occupati gli operatori dei call center e produce ritardi record su quasi tutti i treni!
Ed io rimugino, sorridendo perchè la vita va presa con filosofia, ma anche con una sensazione di rodimento dentro che mi si trascina, non so bene perchè!
E la simpatica voce continua a ripetere ‘ci scusiamo per il ritardo’. Anche io mi ero scusata col controllore per essermi dimenticata di obliterare. E probabilmente mi sarei scusata se fossi salita sul treno con un titolo di viaggio incompleto. Perchè io sono fatta così, se non faccio il mio dovere, anche se non è colpa mia, mi scuso.
Anche Trenitalia, quando non fa il suo dovere si scusa. Menomale, è buona educazione.
Però c’è una differenza. Che io oltre a scusarmi, pago anche le conseguenze delle mie – anzi, in realtà anche di qualcun altro - mancanze, anche se le mancanze non sono premeditate. Spesso e comunque vengono considerate tali, non si dubita della malafede delle persone e quindi, le persone devono pagare.
Invece noi utenti, noi cittadini che usufruiamo di un disservizio, continuo – perchè ho raccontato un solo episodio ma sono sicura che potrei aggiungerne mille altri – non possiamo in alcun modo far pagare l’incapacità cronica di gestire un servizio che farebbe vergognare chiunque. Ma è anche questa forse la privatizzazione di Trenitalia, un decadimento ed uno sfacelo che ormai passa nel silenzio assenso di tutti i viaggiatori. Pur perchè, che senso avrebbe parlare?! Che senso lamentarsi?! Qui non cambia mai niente. O forse siamo noi persone che non facciamo cambiare le cose? Si potrebbe aprire un sin troppo lungo dibattito.
Concludo ripensando ad una signora che è salita sul treno ritardatario qualche fermata dopo la mia.
Vede acqua per terra (la giornata piovosa imperversava) e si meraviglia perchè il treno (che tra l’altro era lercio come sempre i regionali) era stato pulito, assoggettando a tale pulizia - un pò d’acqua sporca sul pavimento - il ritardo. Non sto scherzando, ma forse questo episodio mi ha riconsegnato alla convinzione, nonché rassegnazione, che finché la gente non si sveglia, non apre gli occhi, le cose no che non cambiano. Ma forse alle 8 di un piovoso lunedì mattina, 14 settembre, conclusione dell’estate...insomma, è ancora presto per aprire gli occhi!
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