Qualche giorno di vacanza a Rio de Janeiro tra un lavoro e l’altro.
Tante lavatrici, un po’ di riposo e tante passeggiate, più o meno turistiche.
Prima notte trascorsa a casa di amici su un’isola lagunare, un po’
favela – intendendo come favela una zona costruita senza un piano
edilizio – con scimmie e animali di cui non sapevo l'esistenza e di cui non ricordo il nome, tipo incrocio
tra un topo e una puzzola, per fortuna ne ho visto solo uno. Un’isola senza
automobili, non sembra in effetti di essere a Rio, per arrivarci bisogna
prendere una barchetta, bello, sia di notte che al mattino con un sole
splendente che fa risplendere il verde della fitta vegetazione e delle montagne
granitiche che cadono a picco sul mare e sulla laguna.
Dopo la prima notte ho avuto la fortuna di avere una casa – ed un amico
che mi ha ospitato - a Leblon (quartiere “bene” di Rio, vicino a Ipanema). Di
conseguenza ho avuto la possibilità di uscire di casa e, semplicemente,
passeggiare, lungo la spiaggia, vicino il lago, da Ipanema a Copacabana, senza
troppe preoccupazioni di orari, luoghi, pericoli, mezzi di trasporto e taxi.
Quindi questo è quello che ho fatto nei miei primi 5 giorni da turista a Rio de
Janeiro, camminare, tanto.
Oltre alle passeggiate però una tappa d’obbligo è
stata il Cristo Redentore, un po’ come andare a vedere il Colosseo a Roma
- quanto di più turistico possa esserci a Rio - ma la vista sulla città non ha eguali, ne vale veramente la
pena.
Per salire ci sono diverse opzioni, io ho scelto un trenino rosso che si
inerpica sul Morro del Corcovado, nel mezzo della foresta tropicale, il parco
nazionale di Tijuca, il più grande parco urbano del mondo, patrimonio Unesco.
Di tutti gli animali, soprattutto scimmie, che si potrebbero ammirare dal
trenino io ho scorto solo un tucano, ino, ino. Di solito il trenino è il mezzo
più “caratteristico” e più trafficato per salire in cima, ma una giornata
apparentemente un po’ nuvola e la stagione non proprio turistica a Rio de
Janeiro mi han permesso di fare solo una mezz’ora di coda.
Due parole sul parco. Leggo che
una volta (non ricordo le date di preciso ma più o meno prima del 1861), tutte
le aree montuose intorno alla città erano state trasformate in coltivazioni di
caffè che avevano praticamente distrutto la vegetazione originaria. Il parco è
stato creato e ampliato per ridare vita alla flora e alla fauna tipica del
luogo, ora è vietata in tutta l’area la coltivazione caffè.
La città ovviamente offre molto di più - è enorme – del Cristo
Redentore e di Leblon, Ipanema, Copacabana con relative spiagge, ma come primo
approccio non è stato male. Spero al rientro di avere tempo per esplorare il
resto.
Al termine dei cinque giorni, richiusa la valigia, si parte per
Brasilia, nuova città, nuovo lavoro che mi terrà in Brasile – visti
permettendo, continuo ad avere incertezze – sino ai primi di luglio.
Di Brasilia mi han parlato tante persone in questo primo mese
brasiliano, come della città degli uffici, un nucleo di grattacieli e stradoni che
nei week-end si svuota ed una periferia di povertà.
È stata costruita tra il 1956 ed il 1960 con un piano urbanistico
basato sulle teorie di Le Corbusier, per creare una capitale meglio integrata
(rispetto alla precedente Rio de Janeiro) con tutto il territorio brasiliano.
Oltre alle perferie povere, un altro aspetto che mi è stato descritto come
difetto della città – ed in effetti lo si nota abbastanza subito - è il fatto che non sia stata costruita per i
pedoni ma solo per le automobili, che, nonostante la rete di trasporti
pubblici, rimangono il mezzo principale per muoversi in città. Immaginatevi il
traffico. Quindi, pochi attraversamenti pedonali (aggiunti di recente), pochi
semafori, molti cavalcavia e tunnel non percorribili a piedi.
Sono qua da pochi giorni, ho cominciato subito a lavorare e non ho
ancora visto molto se non lo stadio in costruzione e gli uffici in cui lavoro,
ma devo dire che traffico e difficoltà a trovare un posto al pedone nei grandi
viali, l’ho subito notata. Ma sono sicura che anche Brasilia saprà sorprendermi
e offrire qualcosa di inaspettato.
La temperatura è decisamente più autunnale (parlo di autunno brasiliano
sempre). Molti mi avevano avvisato che a Brasilia faceva freddo “come l’inverno
europeo”. Sorrido, per fortuna prima di comprare una giacca ho imparato a
ridimensionare le divertenti esagerazioni dei brasiliani, ma in effetti al
momento la massima si aggira sui 25 gradi quando c’è il sole ma la sera si
scende addirittura a 15, 16 gradi. Temperatura ideale per lavorare.
Di solito, quando lavoro all’estero per lungo periodo, soggiorno in un
appartamento che si trasforma nella mia casa per uno o più mesi. Questa volta è
strano perché per tutto il periodo di quasi due mesi sarò in una stanza
d’albergo, che ha i suoi aspetti positivi, come quello di non dover rifare il
letto, ma anche i negativi che al momento sono in maggioranza: spazio
ristretto, mancanza di una lavatrice, mancanza di una cucina… Sembrerà sciocco
ma sono dettagli che creano un maggiore senso di appartenenza e di casa in un
luogo straniero. Ed allora, bisogna inventarsi qualcosa. Il primo passo è
disfare la valigia, anzi, il valigione, e ficcare in qualche maniera tutti i
vestiti nel ristrettissimo armadio della stanza. Il secondo è eliminare dalla
vista le valigie e tutte le trousses, disporre saponi, creme, deodoranti e
profumi nel bagno come se fosse quello di casa. Il terzo è il libro ed il
taccuino di appunti sul comodino. Infine c’è una cosa che mi fa sentire a casa
anche quando non ci sono: i profumi. Non devono essere necessariamente gli
stessi della mia casa, ma mi piace sentire un profumo che, soprattutto in questo
caso, non sia quello di un’asettica camera d’albergo. Quindi nella lista delle
cose da fare c’è una spesa per comprare innanzi tutto una candela profumata –
fa molto casa. Di solito un’altra cosa che compro è il detersivo e l’ammorbidente.
Sempre gli stessi. Sentire sempre lo stesso odore sui vestiti anche se sei in
posti diversi del mondo è bello. E maniacale, lo so. Ma la mia mania è smorzata
dal fatto che non in tutto il mondo si trovan le stesse marche. Ed infine,
questa volta, dovrò trovare un sistema diverso, perché, soggiornando in
albergo, non sarò io a lavare i miei vestiti. Credo che dovrò accontentarmi di
una candela profumata o di un deodorante per ambienti, o magari riciclare il
vecchio consiglio della nonna ed infilare una saponetta profumata nel ristretto
armadio in cui ho ammassato i vestiti. Non è l’argomento più interessante del
mondo, ma al momento, da Brasilia, è tutto.
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