Ho votato Movimento 5 Stelle con un groppone in gola e mille
indecisioni - che sinceramente ho ancora - perché la mia alternativa sarebbe
stata il non voto, non essendoci nella rosa di candidati alcuno che mi
rappresentasse in toto, neanche appunto lo stesso Movimento 5 stelle. Le
ragioni per cui l’ho fatto le ho dette, e nei giorni successivi alle elezioni
ho ben vacillato. Nonostante questo continuavo a non capire la campagna di
demonizzazione mediatica attuata nei confronti degli eletti 5 stelle. Ho
continuato a cercare un dialogo – non uno scontro, non una chiusura totale -
con persone a me vicine che avevano votato PD o Sel, per capire, per
analizzare, per cercare di cambiare la mia idea anche e le mie motivazioni su
un voto che, ripeto, non ho dato con leggerezza e convinzione. Ho avuto tanti
dubbi, ho sentito parlare persone che effettivamente avevo votato io ma non ne
stavano prendendo una, ma ho anche sentito discorsi che mi han resa contenta
del voto che avevo dato. Dubbi comunque ne son rimasti e ne rimangono ancora e
sono aperta ancora ad un dialogo, che credo sia il modo migliore di capire e
capirsi senza quella che ritengo l’ignoranza di attacchi spregiudicati e a
senso unico, senza dubbi, senza messe in discussioni. E ripensando
all’accanimento con cui tanti amici, giornalisti, scrittori, persone in genere,
hanno attaccato il Movimento cinque stelle, senza fermarsi a dialogare, senza
guardare ad altro (ad esempio all’ennesimo inciucio Pd/PdL), in questo momento
mi fa un po’ rabbia. Perché se per chi è di sinistra è tanto importante essere
di sinistra – e guai a dire che non c’è differenza alcuna, in questo moemnto
storico, tra destra e sinistra – come si può essere così chiusi, così sordi,
così ciechi, ad una esigenza tanto evidente della popolazione italiana: quella
del cambiamento. Io non credo che Grillo sia una soluzione e non credo che
tutti i suoi candidati siano persone valide e non credo tante altre cose su
questo movimento che ho votato con mille titubanze. Ma sono sempre rimasta
aperta ad un dialogo, ad un tentativo di comprensione che invece tanti a
sinistra non hanno voluto accettare. La sinistra del PD, non tutta ma tanta
parte di essa – e parlo di persone che conosco anche, non solo per astrazione –
ha impiegato gli ultimi mesi in una battaglia contro il Movimento 5 Stelle
senza aprirsi a dubbi, a esami di coscienza o ad analisi dei problemi interni.
Sinceramente l’ho trovato allora come ora, decisamente ottuso ed arrogante come
atteggiamento.
Ad oggi nonostante tutto, avrei preferito che fossi stata io a
sbagliarmi. Pensavo che il PD facesse schifo, come ha fatto per gli ultimi 20
anni, eppure rimango stupita io stessa del mio sbigottimento di fronte ai fatti
degli ultimi giorni, nonostante abbiamo vent’anni alle spalle di inciuci con il
PDL ben peggiori.
Non mi va e non mi piacerebbe scrivere – e spero che nessuno lo faccia
– ve lo avevamo detto, Grillo aveva ragione, sono tutti uguali. Ma quante
persone lo stanno pensando, ora? E’ questo il problema. Stiamo consegnando
l’Italia a Berlusconi – e allo scempio - per il ventesimo anno di fila. Ma allo
stesso modo ormai si può dire, stiamo consegnando l’Italia al PD – e allo
scempio – per il ventesimo anno di fila.
Se per questo mi mettessi ad attaccare senza sosta e senza dialogo
farei la stessa cosa che tante, troppe persone hanno fatto negli ultimi mesi,
senza analizzare il cancro che avevano nella loro sinistra intoccabile, quella
a cui non si può dire che sono tutti uguali. Ma la stessa sinistra che, ancora
una volta, sta di nuovo regalando il paese – e la libertà – a Berlusconi e a
tutte quelle sanguisughe della politica italiana degli ultimi 20 anni.
Non penso che continuare ad accanirsi gli uni contro gli altri sia
risolutivo di niente ma penso che un primo passo possa essere quello – di tutti
– di abbassare le creste, di fare un passo indietro dal “so tutto io ed io solo
ho ragione”, dal mettersi in gioco e dal dialogare partendo dal presupposto che
mi ha spinto a votare 5 stelle: la classe politica degli ultimi 20 anni ha
distrutto il paese, e Berlusconi non è lui solo il problema perché non è mai
stato da solo (basta leggere, basta informarsi e guardare alla storia per
rendersene conto) ma ha sempre avuto l’appoggio di una pessima sinistra.
Lo avevo già scritto ma lo ripeto, per me il termine sinistra, la
storia della sinistra, sono valori in cui credo e che distinguo nettamente da
quelli della destra. Ma se questi valori sono stati presi e messi sotto i piedi
da una classe dirigente ignobile – e non solo quella di ora perché era già
successo prima – allora anche io dico che sono tutti uguali, che bisogna
ascoltare la disperazione della gente che non ce la fa più di inciuci e che
bisogna radere al suolo per poter costruire qualcosa di buono. Il Movimento 5
stelle può essere un buon punto di partenza per radere al suolo? Fa paura anche
a me, ma a questo punto di chi altro vogliamo fidarci? Abbiamo alternative? Ho
letto, ascoltato, riflettuto su tutte le miriadi di attacchi che sono arrivati
ai 5 Stelle, alcuni sensati altri meno. Ma arrivata a questo punto,
sinceramente, io continuo a pensare quello che avevo pensato al momento del
voto, per l’ennesima volta: cambiamo le persone, con tutti i non validi
inclusi, ma almeno cambiamo. Decostruire per poi cercare di ricostruire. E per
costruire una vera nuova cultura di sinistra , secondo me, non serve
accanimento, presunzione, chiusura. Questa non è la sinistra – e lo dico
pensando a chi di sinistra attacca ma anche a chi del Movimento 5 Stelle si
chiude – la sinistra per me è cultura ma senza presunzione, senza snobbismo e
con apertura mentale, è sapersi mettersi in discussione e sapersi mettere da
parte per guardare, apertura all’altro e al diverso, è essere modesti, cercare il giusto e l’equo
tra tutti, analizzare e riflettere anche su cose che non sembrano appartenerci.
La sinistra è apertura mentale, è ascolto, è analisi e riflessione. Tutto
l’opposto di quello che la politica italiana ha offerto negli ultimi 20 anni.
Tutto l’opposto di quello che l’Italia tutta ha offerto negli ultimi 20 anni. E se le vere rivoluzioni
partono dal basso, anche quella di restaurare, di riformare una nuova classe
dirigente parte dal basso. Perché siamo noi, nelle nostre piccole vite che
facciamo la differenza e che educhiamo i nostri figli, i nostri amici, i nostri
conoscenti, i nostri familiari, i nostri vicini, ad una vera cultura di
sinistra. Solo noi possiamo cominciare a ricostruire il giusto, dalle macerie
ormai siamo circondati. Mettiamoci a lavoro.
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