domenica 31 marzo 2013

In viaggio – Da Rio de Janeiro a Corumbà


Se prendete una mappa dell'America del Sud e puntate il dito nel centro, ecco, io è proprio là che mi trovo. Corumbà, cittadina di confine tra il Brasile e la Bolivia che dista a circa 10 minuti.
Da Rio de Janeiro abbiamo preso un volo interno sino a Sao Paulo. Subito noto come comodità e spazio per le gambe siano nettamente migliori del volo internazionale che mi ha portato sino in Brasile. A Sao Paulo c’è stato uno scalo che doveva essere solo uno scalo ma poi è diventato un cambio aereo, utile per respirare qualche secondo il clima, un po’ meno umido di Rio, del caldissimo autunno brasiliano. Da Sao Paulo un’altra ora e quaranta minuti di viaggio sino a Campo Grande. Arrivati in aeroporto ci aspetta un’amica/collega Brasiliana alla quale non posso negare di lasciarmi offrire una birretta di ben venuto.
Pronti partenza e via, in quattro ben comodi su un pick-up fuoristrada iniziamo a percorrere quella che penso essere l’unica strada da Campo Grande a Corumbà, 500 km nel mezzo dell’area naturalistica del Pantanal. Ancora una volta una gamma di incredibili verdi si mischia con la terra rossa rossa e con un cielo assolato e delle nuvolette che rendono il tutto molto pittoresco. 
Qualche palma qua e là, all’inizio il paesaggio è pianeggiante poi compaiono a tratti delle montagnette rocciose. Molte foreste. L’autista ci spiega che quella è un zona di produzione di legna, ci indica una foresta gigante cresciuta in soli 4 anni. 
Poi scorgiamo delle montagnette di terra rossa alte più o meno sino ad un ginocchio, qualcuna anche più alta di una mucca che le pascolava accanto. Sono formicai o termitai, mai vista una cosa del genere, ce ne sono decine e decine nei campi che attraversiamo.

Il paesaggio a tratti, nel mio banale immaginario, mi fa un po’ pensare alla savana che non ho mai visto ma che appunto immagino un po’ così come i paesaggi che mi scorrevano davanti al finestrino.

Sosta. Mangiamo un pane al queijo (formaggio) e nel frattempo sfogliamo un libretto che elenca alcune delle specie animali presenti nella zona: coccodrilli – o alligatori? Quanta ignoranza mi accorgo di avere sugli animali - uccelli di mille specie e colori diversi, capivara – che assieme al coccodrillo pare sia una delle carni mangiate in zona – ed il formichiere di cui io m’ero dimenticata l’esistenza e che mi ha riportato all’infanzia, quando sfogliavo delle carte con i nomi degli animali e guardavo incuriosita questo “coso” dal muso lungo che infilava nei formicai. In effetti con dei formicai tanto grandi non poteva non esserci un formichiere in zona.
Ripartiamo. Che colori, che paesaggi, vediamo degli strani uccelli, tipo struzzi. Mi sembra incredibile, guardare scorrere questo cielo, questa natura inimmaginata dal finestrino della macchina, con di sottofondo una colonna sonora pop occidentale un pò antica– U2, Police, Madonna, ad un certo punto addirittura i 4 Non Blondes e i Pet Shop Boys - che stona ma allo stesso tempo si accorda in qualche modo con tutto il resto. Forse perché quando uno è sereno, poi tutto s’accorda. Mi sento molto fortunata a vedere tutto questo, cerco di fare tante foto per poterne condividere almeno un po’. Seconda sosta all’ultimo punto di ristoro sulla strada prima di affrontare 160 km di nulla.
Ripartiamo e quasi subito sul lato della strada vedo un alligatore - jacarés in portoghese credo quindi si tratti di alligatori quelli che ci sono in zona e non coccodrilli – probabilmente morto dopo essere stato investito nel tentativo di attraversare la strada. Noi abbiamo i gatti, i cani, le volpi tuttalpiù, qua ci sono gli alligatori e, poco dopo, un formichiere!! Lo riconosco subito dal musone lungo spappolato sull’asfalto. Ancora abbiamo incontrato una tarantola, viva, che attraversava la strada. Ma questa io non l’ho vista.
Animali investiti a parte sembra quasi un esercizio di rilassamento questo viaggio, è così piacevole abbandonarsi alla musica, al paesaggio, ai pensieri, all’andamento della macchina. Un tramonto mozzafiato accompagna il tutto.

Ad un certo punto, l’autista accosta, vicino ad un corso d’acqua, siamo praticamente su un ponte. Non capisco bene, finché non scorgo dal finestrino una marea di “jacarés” nel fiume sottostante.

L’autista apre la porta – ed io subito dietro a lui – per scendere a vedere. Maledetta curiosità. Non appena apriamo le portiere una nuvola nera di zanzare invade la macchina. Richiudiamo subito ma a quel punto il danno era fatto, allora, ancora più incoscienti, tutti insieme decidiamo di scendere, che sarà mai. Avvolta in una nuvola di zanzare, scatto persino una foto agli alligatori, poi mi giro e vedo le schiene dei miei compagni di viaggio totalmente ricoperte di zanzare, confesso che a quel punto mi sono spaventata. Ci rendiamo conto che sono effettivamente troppe e corriamo a rifugiarci in macchina. Ma ormai il danno è fatto, oltre ad essere stata divorata dalle zanzare, specialmente su collo, braccia e gambe, la macchina è stracolma. 

Dopo un momento di panico, capisco che l’unico modo per sopravvivere e non morire di crisi isterica in una macchina al centro dell’America latina, è di mantenere la calma. Bevo un po’ d’acqua (per buttare giù quelle indigeste zanzare che avevo in gola), mi bagno un po’ la fronte chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi. Credo di aver in qualche modo fatto meditazione. Ho pensato che andava tutto bene, che non dovevo grattarmi, ho pensato che non avevo punture. Nel frattempo però la miriade di zanzare in macchina infastidiva il mio tentativo di rilassamento, quindi è cominciata una vera e propria guerra 4 esseri umani – di cui i due brasiliani con pochissime punture a confronto! – contro miriadi di insetti. Dopo circa 1 ora e mezza di viaggio e qualche punturina in più, - che a quel punto non faceva la differenza - abbiamo vinto noi. Io ho continuato a cercare in me stessa calma e rilassamento, nonostante un po’ di paura per il gonfiore che però è andato via subito. Sono stata contenta di essermi vaccinata per la febbre gialla! Ritorna la calma, e tante risate che, devo dire, in perfetto stile Brasiliano, non sono mai mancate, neanche quando stavamo all’aperto avvolti da una nube di zanzare!
Un particolare: spettatori di tutta questa scena oltre a noi quattro, gli alligatori e le zanzare, sono stati un signore di una certa età brasiliano, comodamente seduto su una sedia a bordo strada, avvolto, impassibile dalle zanzare, assieme al suo cane sonnacchioso, che vegliavano sulla strada dall’uscio di una baracchetta. Ora mi domando se me lo sono immaginata o se era effettivamente un essere umano vivo.
Arriviamo a Corumbà che ormai è buio, vedo spuntare da una collina un cristo tipo quello di Rio.  Attraversiamo strade male asfaltate, case basse, macchine vecchie, baretti e spacci coloratissimi, che nel mio soltio immaginario fanno molto Messico. 

Arriviamo in un albergo d'altri tempi, una doccia al volo, crema per alleviare le punture, repellente antizanzare su tutto il corpo e via. Una giornata così si può concludere solo facendosi due risate davanti ad una birretta con amici e colleghi. Pronti per cominciare a lavorare.




                                                               

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