Non è facile. Vivere in una
società che certi giorni sembra rifiutarti, non considerarti, non volerti.
Disperatamente alla ricerca di un
futuro che delle volte sembra non esserci concesso. In un presente del quale
non si trova bene il senso. Forse è il passato il colpevole.
Noi giovani d’oggi siamo una
generazione al confine tra il vecchio ed il nuovo, viviamo in questa condizione
liminare tra una tradizione ormai non più vivibile, non più accettabile, né
tanto meno ancora ricercabile ed una innovazione che stenta ad affermarsi, che
non è ancora accettata. Un piede indietro, un piede in avanti con tante paure,
preoccupazioni, pochi sogni, poca voglia di svegliarsi e realizzarli.
Dicono che non abbiamo valore.
Che non siamo forti. Eppure siamo capaci di lavorare 14 ore al giorno, per
giorni, per pochi euro. Siamo in molti capaci di lottare, anche l’uno contro
l’altro, per salire di poco più sopra della media. Siamo molto forti ma non in
grado di usare questa forza per unirci, per ribellarci ad una società che non
ci dà futuro, per affrontare ma soprattutto per cambiare una società che non ci
piace. Ci manca qualcosa evidentemente.
Forse non si può definire valore
la capacità di resistere al dolore se manca la capacità di sapersi ribellare ad
esso. Siamo quindi una generazione di inetti, resistenti inetti che persistono
ad inseguire il destino, che persistono a leggere gli oroscopi sperando in un
cambiamento che li riporti in vita. Ma senza la capacità di rischiare, di unirsi,
di lottare per cambiare le cose, per primi.
Una generazione da mille euro al
mese. Spesso una laurea in mano e mille euro sembrano tanti, anche con un
contratto a progetto, quando le alternative sono disoccupazione o stage a vita.
Poi ci si guarda attorno e si vede un mondo del lavoro in cui procede chi ha un
amico giusto, chi ha le labbra giuste o i santi nel paradiso giusto. Chi non ha
nulla deve avere fortuna, cosciente dei limiti, cosciente che non si può andare
troppo oltre. Il paradiso può essere spartito tra pochi, ed i pochi nulla
tenenti che ci arrivano lottano tra loro come cani per tenere il posto
assicurato.
Siamo tutti di sinistra ma non
sappiamo più cosa voglia dire. Pensare alla politica è diventato sport, una
questione calcistica da risolversi con un tifo imbarazzante ed incerto. Essere
preparati, colti ma senza il cervello per addestrare quella cultura, per
riconoscere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Pensiamo tutti di essere
diversi, lo pensiamo a volte ma non lo dimostriamo mai, non siamo capaci di
dimostrare e di concretizzare ciò che diciamo, ciò in cui crediamo. Se
crediamo. Non sappiamo dove stiamo andando e seguiamo la massa, senza
affacciarci, senza sapere, né tanto meno curiosare.
Abbiamo degli ideali ma siamo
pronti a rinunciarci quotidianamente, perchè è molto più facile vivere senza
ideali, oppure con degli ideali che si è pronti ad abbandonare per i propri
interessi. Perchè in una condizione precaria, con un futuro incerto è ai propri
interessi che si guarda. Se poi in mezzo c’è spazio per gli altri allora se
proprio si deve si fa anche un piccolo gesto.
Stiamo costruendo questo mondo
nell’egoismo, nella stanchezza, nell’indifferenza. Persino gli ideali delle
volte sono troppo pesanti per essere trasportati. Capita che facciamo figli, o
che li sogniamo, ma che mondo gli stiamo lasciando, gli vogliamo lasciare?
Di ideali non si mangia. E si
muore. Eppure non sembra esserci più nessuno disposto a morire per i propri
ideali. Sarebbe un coglione, non più un eroe. Gli ideali sono carta straccia. I
nuovi valori sono il denaro, il lavoro, perchè ce n’è poco e chi lo ottiene
allora ha raggiunto qualcosa. Il fine giustifica i mezzi. Perchè ai mezzi non
si guarda più. E raggiunto il fine ci si dimentica del percorso se i mezzi per raggiungerlo
sono stati leciti. Raro ma accade.
Ci si dimentica di tutto
facilmente. Non abbiamo memoria, non solo storica. Non abbiamo memoria di
quanto è accaduto ieri. Vicino a noi.
È forse una selezione naturale.
Schiavi. Ecco cosa siamo. Schiavi
della società, schiavi di noi stessi. Schiavi che si fanno la guerra tra loro,
che si scannano per la ciotola di riso apparentemente più vantaggiosa. Oggi
mangia qualcuno domani mangerà qualcun altro.
Una sintesi:
In un posto in cui lavoravo, una
sera, in chiusura di giornata, passa un signore anonimo, dai capelli bianchi,
spazzolati come un vecchio Albert Einstein.
Prende in mano una cartolina con
su scritto “spiritualità”.
Mi dice: “ Spiritualità. Ma cosa
parliamo di spiritualità quando non riusciamo neanche ad essere UMANI.”
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