Da me:
Nutro profonda stima verso i Wu Ming (in calce), il loro blog, Giap, che leggo e
seguo assiduamente, i loro libri, meravigliosi. In questo caso però non mi
trovo d’accordo con loro, non del tutto. Sicuramente il loro post qua sotto,
rispecchia molte mie paure, molti miei timori sul movimento 5 stelle, in
confronto delle quali credo sia necessario, a questo punto, correre il rischio
di andare oltre.
È vero che in Italia c’è una mancanza di movimenti radicali, gli
Italiani da sempre fanno fatica a scendere in piazza e a ribellarsi contro ciò
che fa sdegno, forse fanno proprio fatica a sdegnarsi, visto anche il recente
successo di Berlusconi, ed è sicuramente anche vero che Grillo ha catalizzato
quel mal contento - che non si è espresso in altro modo - con un “movimento”
che di “movimento” per certi versi ha poco. Ma cosa c’è di male in questo?
Forse sarò qualunquista, banale e un pochino ignorante ma almeno in
qualche modo questa “indignazione” è riuscita ad esprimersi ed ha trovato uno
sfogo, sfogo che a differenza di movimenti quali Occupy, gli Indignados, è
entrato di forza nel parlamento e non è rimasto più solo in piazza. Noi non
abbiamo avuto una Piazza Tharir, Puerta de Sol o Sintagma, e forse questo – purtroppo,
o per fortuna, a seconda dei punti di vista – mostra anche una profonda
diversità del popolo italiano.
Al tempo stesso, il malcontento ha trovato sfogo in un movimento che
ora siede al fianco della casta, minacciandola e promettendo “rivoluzioni
dall’interno”. Ne saranno capaci? Forse no, ma è comunque una piccola novità,
una piccola, diversa rivoluzione. Se andiamo a guardare inoltre, sono fuori dal
parlamento già un bel po’ di ex-fascisti e facce note, e questo per me è già un
dato molto positivo.
Abbiamo sempre studiato che le rivoluzioni si fanno sulle strade, e
continuo a crederci e ad essere da quella parte. Ma non me la sento neanche di
sparare a zero su una piccola scintilla di cambiamento dal di dentro. Il fatto
che Grillo e Casaleggio siano due ricchi sessantenni provenienti dalle industrie
dell’entertainment e del marketing è purtroppo l’amaro specchio di quello che è
l’Italia, l’Europa, ed il mondo occidentale, in questo momento. Se non lo
fossero stati non sarebbero in parlamento, questo è certo. Non dimentichiamoci
che il problema, a questo punto, è l’elettorato e non solo il candidato. E per
entrare nella casta una buona parte della popolazione italiana, distribuita
omogeneamente sul territorio, per protesta, per fiducia, per il male minore,
per compatibilità di idee, per compatibilità di modi, ha scelto Grillo…e
Casaleggio. Se fallissero, se dovesse accadere che anche questo tentativo di
combattere la Casta con un’anti-casta se pur simile alla Casta stessa, magari
sarebbe la volta buona per fare la rivoluzione. Ma io non credo che questo tipo
di Italia sia pronta per fare la rivoluzione, o anche una autogestione sociale.
Siamo troppo disuniti, disgiunti, solo ad accusarci gli uni con gli altri,
troppa poca cultura della rivoluzione, troppa cultura politico-calcistica,
tanto egoismo. In questo clima, non vedo nel Movimento 5 Stelle una tragedia,
ma la prima “cosa” che ha saputo tenere unite persone che prima mai lo
sarebbero state, se pur con modalità discutibili. Credo nel piccolo
nell’autogestione sociale da esprimere, sempre, tutti i giorni grazie
all’intelligenza ed alla coesione di pochi
che riescono a mettersi insieme e a lottare contro forze grandi, quindi
di fondo ci credo anche io in quello di cui parlano i Wu Ming, ma modero la
tragedia della “cattura” di Grillo. O per lo meno voglio dare un po’ di
fiducia, a questa nuova forma politica, che decisamente non rientra, non
rientrava, nelle mie idee di cambiamento/miglioramento/rivoluzione, ma alla quale
forse voglio dare l’ingenua speranza che, in questo paese, in questo momento,
sia un modo per risvegliare un po’ di coscienze. Potrei anche sbagliarmi. Sono
aperta, a confronti, a cambiamenti, a ripensamenti, anche questo è fare
politica, molto più che continuare ad accusare e ad attaccare, fare politica è
anche dialogare e confrontarsi.
Tralasciando i Wu Ming apro ora una piccola parentesi sul discorso dei
futuri deputati, senatori grillini giovani, ignoranti, inesperti. In questo
paese ci lamentiamo sempre dello spazio dato ai giovani, siamo un paese di
vecchi e se si guarda all’estero è evidente. A 35 anni in Italia ancora non si
hanno prospettive lavorative serie. Per una volta che i giovani irrompono in un
lavoro pieno di vecchi è una tragedia. Non hanno esperienza, non sono capaci.
La giovinezza non è una dote che determina un buon governante ma non è neanche
una dote che ne determina uno cattivo. L’esperienza manca, ma mancava anche a
tantissimi candidati del Pdl e del Pd che si sono seduti in parlamento negli
ultimi vent’anni ed i danni che hanno fatto sono noti. L’esperienza si coltiva,
con intelligenza e anche con modestia ed ascolto, qualità che spero possano
avere questi giovani, sulle quali spalle pesa un compito gravoso. Questi
ragazzi ora non hanno solo il compito di “governare”, ma anche il compito di
farlo bene, su di loro non sono ammessi errori, perché loro sono giovani e “devono
ringraziare chissàcchi” - gli elettori - per essere in parlamento così giovani.
È un doppio peso, che grava anche su chi entra giovane nel mondo del lavoro. Ti
viene continuamente rinfacciato che non hai esperienza ed è un punto in meno,
devi continuamente dimostrare di essere capace, più di un vecchio, più di
qualunque altro. Ci sono passata e, fatemelo dire, è ingiusto e orribile, pur
credendo nell’importanza fondamentale che l’esperienza stessa ha.
Al di là della giovinezza, secondo me non si può generalizzare e
possono esserci persone valide tra i giovani e tra i meno giovani, persone
valide tra i laureati e tra i non laureati, e viceversa. Quindi, ancora una
volta, punterei l’occhio sulle persone e non su un generico “sono tutti troppo
giovani e senza esperienza”. Ammetto che, informandomi sulle singole persone,
sentendole parlare finalmente, c’è una varietà molto ampia, sulla quale è
difficile esprimersi. Ho sentito purtroppo persone che non sapevano mettere in
fila due parole e un verbo corretto, ahimè, ma anche persone con una dialettica
buona ed interessante (che spesso erano i più giovani!). Ho visto e sentito
persone che mi son sembrate ragionevoli, aperte al dialogo, pensanti e persone
che mi sembravano pupazzi indottrinati. Ma detto questo mi sono accorta che in
passato non sono mai andata a spulciare e a giudicare così tanto dei candidati
politici, che nella paura di votare male, malissimo, non mi sono mai letta
tante cose come in questa campagna elettorale, non avevo mai aperto il sito
della camera o, una per una, le schede dei candidati, e personalmente, già
trovo questa cosa un grande passo avanti. Ma al di là del personale, ho notato
come, quello di cui ci lamentiamo sui candidati del M5S è quello che abbiamo
sempre avuto da tanti, troppi candidati di tutti gli altri movimenti. Eppure in
passato mai ho visto tanti attacchi sull’ignoranza, sull’inesperienza, sulla
giovinezza o sulla vecchiaia di nessuno di questi, alcuni veramente improbabili
candidati. A questo punto credo che sia necessario smetterla, questo è vero
qualunquismo. Credo sia molto meglio giudicare le singole persone e non la
massa e, come sempre, sono le singole persone che fanno la differenza. È una
scommessa. Non è la migliore forma di credere in un governo (che durerà
pochissimo), ma non mi pare ci siano molte alternative. Scommettiamo sulle
persone buone, ben fatte – che non stanno mai da una parte sola - e
continuiamo, ancora una volta, nel nostro piccolo, nel mentre, a coltivare la
rivoluzione. Dal basso, dall’interno delle nostre singole coscienze.
Il Movimento 5 Stelle ha difeso il sistema (di Wu Ming dal Blog de L’Internazionale)
Adesso che il Movimento 5 stelle sembra aver “fatto il botto” alle elezioni, non crediamo si possa più rinviare una constatazione sull’assenza, sulla mancanza, che il movimento di Grillo e Casaleggio rappresenta e amministra. Il M5S amministra la mancanza di movimenti radicali in Italia. C’è uno spazio vuoto che il M5S occupa… per mantenerlo vuoto.
Nonostante le apparenze e le retoriche rivoluzionarie, crediamo che negli ultimi anni il Movimento 5 stelle sia stato un efficiente difensore dell’esistente. Una forza che ha fatto da “tappo” e stabilizzato il sistema. È un’affermazione controintuitiva, suona assurda, se si guarda solo all’Italia e, soprattutto, ci si ferma alla prima occhiata. Ma come? Grillo stabilizzante? Proprio lui che vuole “mandare a casa la vecchia politica”? Proprio lui che, dicono tutti, si appresta a essere un fattore di ingovernabilità?
Noi crediamo che negli ultimi anni Grillo, nolente o volente, abbia garantito la tenuta del sistema.
Negli ultimi tre anni, mentre negli altri paesi euromediterranei e in generale in occidente si estendevano e in alcuni casi si radicavano movimenti inequivocabilmente anti-austerity e antiliberisti, qui da noi non è accaduto. Ci sono sì state lotte importanti, ma sono rimaste confinate in territori ristretti oppure sono durate poco. Tanti fuochi di paglia, ma nessuna scintilla ha incendiato la prateria, come invece è accaduto altrove. Niente indignados, da noi; niente #Occupy; niente “primavere” di alcun genere; niente “Je lutte des classes” contro la riforma delle pensioni. Non abbiamo avuto una Piazza Tahrir, non abbiamo avuto una Puerta de Sol, non abbiamo avuto una Piazza Syntagma. Non abbiamo combattuto come si è combattuto – e in certi casi tuttora si combatte – altrove. Perché?
I motivi sono diversi, ma oggi vogliamo ipotizzarne uno solo. Forse non è il principale, ma crediamo abbia un certo rilievo.
Da noi, una grossa quota di “indignazione” è stata intercettata e organizzata da Grillo e Casaleggio – due ricchi sessantenni provenienti dalle industrie dell’entertainment e del marketing – in un franchise politico/aziendale con tanto di copyright e trademark, un “movimento” rigidamente controllato e mobilitato da un vertice, che raccatta e ripropone rivendicazioni e parole d’ordine dei movimenti sociali, ma le mescola ad apologie del capitalismo “sano” e a discorsi superficiali incentrati sull’onestà del singolo politico/amministratore, in un programma confusionista dove coesistono proposte liberiste e antiliberiste, centraliste e federaliste, libertarie e forcaiole. Un programma passepartout e “dove prendo prendo”, tipico di un movimento diversivo.
Fateci caso: il M5S separa il mondo tra un “noi” e un “loro” in modo completamente diverso da quello dei movimenti di cui sopra.
Quando #Occupy ha proposto la separazione tra 1 e 99 per cento della società, si riferiva alla distribuzione della ricchezza, cioè va dritta al punto della disuguaglianza: l’1 per cento sono i multimilionari. Se lo avesse conosciuto, #Occupy ci avrebbe messo anche Grillo. In Italia, Grillo fa parte dell’1 per cento.
Quando il movimento spagnolo riprende il grido dei cacerolazos argentini “Que se vayan todos!”, non si sta riferendo solo alla “casta”, e non sta implicitamente aggiungendo “Andiamo noi al posto loro”. Sta rivendicando l’autorganizzazione autogestione sociale: proviamo a fare il più possibile senza di loro, inventiamo nuove forme, nei quartieri, sui posti di lavoro, nelle università. E non sono le fesserie tecnofeticistiche grilline, le montagne di retorica che danno alla luce piccoli roditori tipo “parlamentarie”: sono pratiche radicali, mettersi insieme per difendere le comunità di esclusi, impedire fisicamente sfratti e pignoramenti eccetera.
Tra quelli che “se ne devono andare”, gli spagnoli includerebbero anche Grillo e Casaleggio (inconcepibile un movimento comandato da un milionario e da un’azienda di pubblicità!), e anche quel Pizzarotti che a Parma da mesi gestisce l’austerity e si rimangia le roboanti promesse elettorali una dopo l’altra.
Ora che il grillismo entra in parlamento, votato come extrema ratio da milioni di persone che giustamente hanno trovato disgustose o comunque irricevibili le altre offerte politiche, termina una fase e ne comincia un’altra. L’unico modo per saper leggere la fase che inizia, è comprendere quale sia stato il ruolo di Grillo e Casaleggio nella fase che termina. Per molti, si sono comportati da incendiari. Per noi, hanno avuto la funzione di pompieri.
Può un movimento nato come diversivo diventare un movimento radicale che punta a questioni cruciali e dirimenti e divide il “noi” dal “loro” lungo le giuste linee di frattura?
Perché accada, deve prima accadere altro. Deve verificarsi un Evento che introduca una discontinuità, una spaccatura (o più spaccature) dentro quel movimento. In parole povere: il grillismo dovrebbe sfuggire alla “cattura” di Grillo. Finora non è successo, ed è difficile che succeda ora. Ma non impossibile. Noi come sempre, “tifiamo rivolta”. Anche dentro il Movimento 5 stelle.
Scritto da Wu Ming - http://www.wumingfoundation.com/