Quando per lavoro si è spesso in giro per il mondo, progettare una
vacanza diventa molto più complicato di quanto si possa immaginare. Bisogna
innanzi tutto porsi un obiettivo: riposarsi, viaggiare e vedere – ancora! –
nuove cose, divertirsi….
Il mio per quest’anno, dopo più di 3 mesi in giro per il Brasile era
fondamentalmente quello di riposarmi con alcune “regole” da rispettare tra
cui zero voglia di salire nuovamente su
un aereo.
Riposare in agosto per me significa mare, mare e ancora mare ma un bel
mare, tanto sole e tanti bagni con maschera e pinne, un buon libro, una rivista
inutile, un gelato per merenda, un giro in barca, una birretta gelata al
tramonto in spiaggia e grandi mangiate di pesce.
Detto questo ed escludendo
l’aereo ho iniziato ad esplorare l’idea di un’isola nel mediterraneo, pronta –
ma forse non abbastanza – a prezzi alti e confusione dei vacanzieri d’agosto,
ma per una volta mi sembrava quasi bello poter far parte di quella fascia di
lavoratori che vanno in ferie ad agosto e lasciano la città afosa nelle mani di
più o meno fortunati.
Dopo diversi ragionamenti, le Isole del Mediterraneo ancora da me
inesplorate si riducevano a Corsica e Isola d’Elba. Parentesi: Sardegna e
Sicilia non le ho escluse solo perché le conosco molto bene ma anche perché i
prezzi dei traghetti, specialmente della Sardegna, nelle settimane centrali
d’agosto raggiungevano cifre che sulle altre isole mi avrebbero permesso di
pagarmi una intera settimana di vacanza. È vero, avrei potuto aspettare
settembre prima di andare in vacanza ma con il lavoro che faccio non si sa mai
quello che può accadere ed avrei anche rischiato di dover annullare tutto. Ad
agosto, dopo circa due anni, avevo finalmente la certezza di essere “libera”,
“disoccupata”, “in ferie”?!
Quindi inizio ad informarmi, tramite amici, sulle possibilità e sulle
caratteristiche delle due Isole. L’Isola d’Elba mi tentava di più per le
dimensioni ridotte, decisamente adatte al mio desiderio di riposo. La Corsica
mi tentava di più perché tutti dicono che è molto bella, ma è anche abbastanza
grande e non avendola mai vista mi trovavo in difficoltà nel conciliare il
desiderio di riposo e di viaggiare poco con il desiderio di guardare e
conoscere un posto in cui non ero mai stata.
Senza tirarla troppo per le lunghe è stata un’offerta sui biglietti del
traghetto a farmi scegliere la Corsica. L’idea iniziale era quella di girare
massimo due o tre località (tra quelle consigliate da chi già c’era stato)
dormendo in B&B e affittacamere, senza prenotare nulla. Guardando un po’ su
internet e sotto suggerimenti di amici vari, ho notato che nelle famigerate
settimane centrali d’agosto tutto ciò sarebbe stato molto rischioso ed anche
prenotare in anticipo sembrava arduo. L’alternativa sarebbe stato il campeggio
al quale sono più che abituata, anche se confesso, erano ormai un po’ di anni
che non aprivo più una tenda. In un primo momento il campeggio però è stato
scartato, sempre nell’ordine della comodità e con il desiderio di girare poco e
non so per qualche altro motivo.
Ad un certo punto però il progetto iniziale si è trasformato, non so
neanche io bene come, e l’avventura tenda si è imposta, con quel che di
elettrizzante che l’accompagnava le primissime volte che, da adolescente, me ne
andavo in giro spensieratamente, rinforzata dal fatto che non ho poi mai
portato con me il ricordo di fatica, scomodità o quanto altro….
Quindi si parte, tenda nuova in macchina, di quelle vendutissime che in
pochi secondi, diciamo minuti, si dovrebbero montare e smontare, più poche
altre cose. Al tutto si è aggiunto un altro piccolo cambiamento d’intenti: muniti
di tenda “veloce” l’obiettivo in due settimane è diventato quello di fare il
giro intero della costa Corsa, da Bastia dove avrebbe attraccato il traghetto
scendendo verso sud sulla costa orientale sino a Bonifacio e poi risalendo a
nord sulla costa occidentale, un’idea quasi nulla delle tappe principali e
tanta improvvisazione.
Ultima cosa prima di partire è stata decidere la prima tappa, che
voleva essere un bel posto dove rilassarsi per qualche giorno prima di iniziare
il giro….dopo un consiglio e un giretto online, la scelta ricade sulla Baia
della Rondinara, campeggio vicino al mare, a metà strada tra Porto Vecchio e
Bonifacio. Si parte.
Erano un sacco di anni che non prendevo un traghetto e non mi ricordavo
neanche più come si facesse, che non è che poi ci voglia una laurea. Partenza
alle 22.00 da Genova arrivo a Bastia alle 08.00 del mattino. Nell’offerta nave
erano incluse le poltrone, scomodissime per dormire, un semplice posto ponte
invece ti dà la possibilità di arrangiare, provvisto di sacco a pelo, una
sistemazione decisamente più comoda. Dopo una notte praticamente insonne,
l’arrivo a Bastia è sorridente, sembra già bella la Corsica, il mare piatto ed
un inizio di mattinata con un’aria frizzante.
Il tragitto sino alla Baia della Rondinara non sarebbe stato lungo, se
non fosse stato il 13 agosto. Traffico intenso, spesso congestionato da rotonde
che rendono le poche strade non del tutto scorrevoli, per farla breve 5 ore per
percorrere 150 km. Traffico a parte in questo primo tratto non ho trovato alcun
riscontro sulle pessime condizioni delle strade - strette e con precipizio laterale
senza protezione alcuna - che diverse persone mi avevano prospettato prima
della mia partenza.
Nonostante avessimo la tenda ero preoccupata circa la disponibilità di
posti in campeggio ma siamo riusciti a trovare un posto proprio nel camping che
avevamo puntato e che, neanche un’ora dopo il nostro arrivo, portava l’insegna
“Complet”.
La Baia della Rondinara ci ha ospitato per 5 giorni, il campeggio a 15
minuti di passeggiata dal mare ed una baia quasi tropicale hanno favorito
questa prima pausa di completo relax.
All’inizio è stato un po’ sconfortante
vedere l’incredibile numero di persone che ogni mattina si riversava nella baia,
così come l’incredibile numero di barche che si avvicinavano sin troppo alla
riva, ma per fortuna è bastato essere un poco più esploratori e camminare quei
15 minuti in più per trovare un autentico angolo di paradiso dove trascorrere
intere giornate al mare.
All’ombra di un albero, alle spalle una piccola laguna
e davanti un mare smeraldo, una spiaggetta un po’ più appartata che ci ha fatto
distrarre dalla baraonda dei vacanzieri.
La tenda inoltre detta dei ritmi naturali - come la sveglia presto, con
le prime luci, il primo caldo, ed i primi rumori del campeggio – che permettono
di arrivare in spiaggia in un orario insolito e particolarmente piacevole.
Campeggiare, in genere, è stata una bella ri-scoperta. All’inizio ho
fatto quasi un po’ fatica, abituata ormai agli alberghi in cui spesso risiedo
per lavoro, ma il campeggio offre poi una prospettiva sulla vita decisamente
diversa e rigenerante (pur nell’ambito delle mille possibilità e comodità in
cui può essere fatto). Il contatto con la natura aumenta esponenzialmente, ma
anche la necessità di adattarsi, di sapersi organizzare (anche solo per andare
in bagno e lavarsi i denti) e di essere ordinati per condividere il poco spazio
che, specialmente in una tenda, si ha a disposizione. È anche un poco tornare
bambini, quando si costruiscono le capanne, ma farlo sul serio ed essere pronti
al vento, alla pioggia ed alle formiche che ti invadono se dimentichi una
briciola di pane da qualche parte.
Se avessi un figlio lo porterei in campeggio, penso che per un bambino
possa essere una importante esperienza di crescita, di autonomia, di contatto
con la natura e di adattamento che le città, specialmente quelle di oggi,
purtroppo non offrono.
Detto questo, in questi primi 5 giorni con base alla Baia della
Rondinara, provvisti di guida abbiamo esplorato un po’ i dintorni.
A proposito di guida apro una piccola parentesi sulla deleteria
dipendenza da Lonely Planet. Dico deleteria perché avere una Lonely Planet tra
le mani non so più dire se sia una guida utile o una caccia ai luoghi più
turistici che si possano trovare o ancora una caccia a file di Italiani con
un’altra Lonely Planet tra le mani che fanno la coda perché tutti vanno alla
ricerca degli stessi 5 posti che sono scritti sulla guida. Che poi probabilmente
la stessa cosa si può dire della Routard per i francesi. Ma allora mi domando
anche, una volta che un ristorante o un albergo viene inserito su di una guida
ad alto consumo, diventa inevitabilmente un posto turistico (soprattutto,
immagino, se è nella fascia di prezzi media e qualità buona)? Certo se si è
alla ricerca di qualcosa di “non turistico” girare con una Lonely Planet in
mano non è forse la maniera migliore. Io con queste guide mi sono sempre
trovata bene, ma ammetto che negli ultimi anni invece ho notato che si sta
abbassando molto la mia empatia con esse e soprattutto diventa sempre più
difficile trovare disponibilità in alberghi e ristoranti segnalati perché sono
ovviamente tra i più gettonati (e non necessariamente tra i migliori). È pur
vero che andare in un posto senza guida (e senza conoscere nessuno) significa
inevitabilmente fare la conta tra il più e il meno turistico senza avere
nessuna garanzia.
Per chiudere questa parentesi penso che il futuro e l’evoluzione di
questa situazione sia o trovare un’altra ottima guida meno gettonata, o
scrivere una anti-lonely planet o meglio ancora andare in posti in cui qualcuno
è già stato o in cui si conosce qualcuno che possa consigliare dove dormire,
dove mangiare, cosa fare. Penso sia questo il vero futuro del viaggiare: il
consiglio, il passaparola, la conoscenza tramite altri che sono già stati o che
vivono, provengo dai posti che si va a visitare.
Detto questo ritorno ai cinque giorni di riposo alla Baia della Rondinaia
che, come dicevo, sono stati corredati da un po’ di giri nei dintorni, tra cui
Porto Vecchio, la meravigliosa Bonifacio
– cittadina arroccata su pareti di
calcare bianco a strapiombo sul mare che da sola vale un viaggio in Corsica -
un giro in barca per vedere le grotte di Bonifacio
e le Isole Lavezzi, ad un
passo dalla Sardegna,
e la spiaggia di Palombaggia che dicono essere tra le
spiagge più belle della Francia (su questo non sono assolutamente d’accordo,
anzi, già solo la Baia della Rondinara ha delle spiagge decisamente più piccole
ma anche decisamente più belle). Il giro in barca devo dire è stato
meraviglioso, anche perché, oltre al fatto che adoro andare in barca, la
Corsica è sì molto bella ma anche molto selvaggia e per vedere le insenature
più belle e le spiagge meno affollate, una barca - un fuoristrada in alcuni
casi o un paio di scarpe da trekking in altri - fa decisamente la differenza.
Al sesto giorno in Corsica decidiamo quindi di levare la tenda, nel
senso letterale della parola, per dirigerci verso Ajaccio dove fare tappa per
visitare la città e i dintorni. Ah, la chiusura della tenda in pochi secondi è
stata meno tragica di quanto mi aspettassi, ero pronta ad infilare la tenda
intera nella macchina, ma non ce n’è stato bisogno!
Dopo 130 km di strada non particolarmente brutta ma comunque unica
corsia e qualche tornante nella parte interna, dove bisogna scavallare diversi
meravigliosi montagnoni, siamo arrivati ad Ajaccio dove questa volta il
campeggio che ci eravamo prefissati, l’unico in prossimità della città, era
pieno. Siamo stati quindi tentati di rimanere una notte in albergo ma anche in
questo caso tutti gli alberghi consigliati dalla guida erano pieni, abbiam
quindi parcheggiato la macchina e fatto pranzo e giro a piedi per il centro di
Ajaccio per poi proseguire verso nord.
Di nuovo in macchina senza sapere bene verso dove, abbiamo finalmente
trovato le strade strette con strapiombo sul mare di cui ci parlavano, ma anche
la strada paesaggisticamente più suggestiva. Infatti dirigendosi verso nord, verso
Calvi per l’esattezza ma lungo la costa, si attraversano le montagne interne di
un verde intenso, sino ad arrivare a Les Calanques de Piana, una bizzarra
formazione rocciosa di granito a 400m sul livello del mare, patrimonio
dell’umanità dell’Unesco.
Passarci in mezzo, oltre alla vista mozzafiato, fa
una certa impressione, le strade strette e senza protezione, se non quella
delle rocce stesse, fanno un poco effetto Gardaland, ma capitarci, come è
successo a noi, al tramonto, non ti fa resistere dal fare una sosta per
fermarti ad ammirare l’arancione roseo che queste rocce emettono con il sole
che cala.
Vista l’ora e vista la bellezza del posto ci siano fermati in un
campeggio molto selvaggio ma anche molto bello a metà strada tra le rocce, la
foresta ed il mare, proprio sopra il paesino di Porto, piccolo e suggestivo.
Il
giorno dopo, senza sapere nulla, abbiamo scelto una insenatura a caso, ed
abbiam raggiunto una spiaggetta pietrosa molto carina, molto poco affollata e
con il fondale marino più bello e soprattutto ricco di quelli che abbiam visto
in Corsica: mille varietà di pesci, polipi, una murenetta…
Tenda veloce, altro smontaggio e via ancora verso il nord: Calvi. Il
viaggio è stato, di nuovo, particolarmente interessante per scorgere l’interno
montuoso di quest’isola che credo valga un altro viaggio.
Raggiunta Calvi il nuovo obiettivo è stato quello di cercare un
campeggio comodo, vicino al mare e c’era l’imbarazzo della scelta di quei
campeggi un po’ meno belli ma comodi, da famiglie e dai prezzi decisamente più
elevati. Altro montaggio veloce e via sul lungomare che regala uno bello
scorcio della cittadina, sempre arroccata, di Calvi.
Il mare di per sé non era male,
se non fosse stato per miriadi di alghe secche che, pur non essendo sporcizia –
e questo i corsi tendono a sottolinearlo con diversi cartelli che spiegano
l’importanza per l’ecosistema marino della presenza di queste alghe - a me non
piacciono. Il giorno dopo rimanendo nello stesso campeggio, abbiamo preso la
macchina per dirigerci in un’altra spiaggia consigliata da guida, ma non solo:
la Plage de l’Ostriconi.
La solita congestione da rotonda ma poi abbastanza
facilmente arriviamo alla spiaggia, subito prima c’è un bellissimo punto
panoramico per vederla dall’alto e notiamo che è particolarmente affollata.
Desiderosi di una spiaggia un po’ più isolata torniamo indietro di qualche km
per dirigerci su una spiaggia che dall’alto aveva dei colori mozzafiato ed era
decisamente meno affollata, la Plage de Lozari, una magnifica distesa di sabbia
incorniciata da un paesaggio montano e campestre, con acqua turchese che appena
bagni i piedi diventa subita alta, una meraviglia.
Maschera e pinne e mi tuffo
immediatamente, neanche il tempo di fare due bracciate e mi ritrovo in mezzo a
tre belle medusine di quelle piccole e cattivine, che paura. Esco dall’acqua e
la giornata passa a fare lo slalom tra meduse e a raccogliere dalla riva quelle
morte trascinate dalla corrente. Dicono che dove ci sono le meduse il mare sia
bello e pulito, in effetti l’acqua era particolarmente limpida.
Ultima notte nel campeggio fighetto che poi così fighetto neanche era e
di nuovo si parte per raggiungere un po’ più a nord Saint Florent, un piccolo
porticciolo vicino a quello che è il “ditone” della Corsica. Anche questa volta
scegliamo un campeggio vicino al mare, decisamente più selvaggio, sembra molto
carino e per vivere al meglio la natura decidiamo di metterci in un luogo non
proprio piazzola un po’ più isolato dalle luci e dalla confusione. Campeggio
economico e con un wi-fi gratuito presso il baretto che dopo 10 giorni di
isolamento dal mondo ha palesato la mia dipendenza da internet che stonava
decisamente con il mio desiderio di isolamento e natura selvaggia.
Montata la tenda andiamo a goderci la spiaggia davanti al campeggio,
mediamente carina e con un sacco di stelline marine in acqua.
Con base in
questo campeggio decidiamo per i giorni seguenti di fare un’altra o forse due
gite in barca per raggiungere due spiagge altamente suggerite non raggiungibili
in macchina: la plage du Lodo e la plage de la Saleccia.
Ma prima di passare a queste gite, il primo giorno, rientrando dal mare,
vedo vicino alla nostra tenda una signora urlare e una serie di persone che si
avvicinano a lei. Incuriosita mi affaccio ed il marito della signora mi spiega
che è passato un serpentino e lui l’ha inseguito per ucciderlo ma poi mentre
faceva le foto si è infilato in un albero….dietro la mia tenda!!! Mi mostra le
foto mentre a me già tremavano le gambe. Cerco di non pensarci, vado a fare la
doccia e non riesco a non guardare di continuo per terra, ma presto il terrore
scivola via, distratta da altro. Giorno seguente, programmata gita in barca,
sveglia all’alba. Il tempo non è dei migliori e dopo un po’ di attesa al porto
la capitaneria non da autorizzazione alla partenza. Si rientra in campeggio,
colazione e, nonostante il vento molto forte progettiamo di andare a fare una
passeggiata in un percorso lungo costa. Devo ripassare dal campeggio a prendere
gli scarpini da trekking e ne approfitto anche per lavarmi i denti dopo la
colazione. Rientrando verso la tenda, da sola, vedo nell’anticamera una coda
infilarsi…sembrava una coda di una lucertola ma memore del serpentino del
giorno prima mi paralizzo (per fortuna avevo già infilato le scarpe da
trekking) e sbatto un piede per terra, vedo il bel serpentino nero a pallini
bianchi passarmi davanti e scivolare via fuori dalla tenda sino a non so dove. Per
quanto mi abbia fatto meno paura vederlo dal vivo che nelle foto il giorno
prima, tempo 10 minuti stavo svuotando la tenda per spostarla – il campeggio
era carino, i dintorni anche e non avevo voglia di rinunciare al wi-fi
gratuito! – questa volta tanta è stata la paura che il mio desiderio di
avventura e isolamento è momentaneamente scomparso e la nuova piazzola era
davanti alla strada, davanti ai bagni, davanti ai bambini che giocano, davanti
all’ingresso del campeggio, davanti alle luci e davanti a qualsiasi cosa che
non inviterebbe nessun serpente a farsi vedere in zona!
Terminato il riposizionamento della tenda si parte per una bellissima
passeggiata, nonostante il fortissimo vento.
La Corsica è bella anche da
camminare e poi che meraviglia dopo una bella camminata fermarsi a fare un
bagnetto rinfrescante tra gli scogli, un panino sotto il sole e pronti per
ripartire!
Il giorno seguente siamo riusciti ad andare in barca alla Plage du
Lodo, una distesa di sabbia bianca e mare turchese – con qualche medusina –
meraviglioso sino ad una certa ora, perché pian piano arrivano sempre più
barche cariche di turisti che riempiono la spiaggia.
Beh, forse si è capito che
non amo le spiagge molto confuse e certo agosto non è quindi il mese migliore
per andare al mare, ma insomma, uno ci prova sempre a ricavarsi un posticino di
tranquillità.
Purtroppo Saleccia non è stato possibile raggiungerla.
Penultimo giorno in Corsica, ultimo giorno in tenda, decidiamo di
passare infatti l’ultima notte a Bastia in un alberghetto vicino al porto per
prendere la nave all’alba. Lo scavallamento da Saint_Florent a Bastia, passando
per Patrimonio, regala altri suggestivi paesaggi.
Infine grandi passeggiate a Bastia, un’ultimo bagno al mare, un’ultima
mangiata di pesce in un posto da guida (Routard questa volta ma la situazione è
sempre la stessa) e si concludono così due settimane di giro della Corsica.
Siamo andati un po’ a naso, un po’ guidati dai consigli e un po’ dalla guida.
Sono sicura che in Corsica ci sono molti altri posti belli da vedere, non è
facile da girare, è sì piccola ma molto selvaggia ed agosto inoltre non è
sicuramente il periodo migliore.
Nonostante questo ho visto un sacco di bellissimi e variegati colori.
Au revoir, o ancora meglio in corso, avedeci!