Dimenticarsi.
Dimenticarsi di chiudere le finestre.
Al mattino un raggio di luce inaspettato ti colpisce il volto. Nel tentativo di svegliarti. Ti sveglia.
Si apre un occhio, poi l’altro. Non vorresti ma già sei sveglio. Al risveglio.
Non vorrei ma comincio a guardare, a guardarmi intorno. Uno sguardo circolare si volge alla stanza che mi circonda. È la mia: l’armadio ancora aperto, i libri, la cassettiera con i vestiti appoggiati sul cassetto semichiuso, la polvere, la stufa elettrica, le tende un poco aperte. Ecco, dalle tende scorgo l’errore della sera precedente. Dimenticarmi di chiudere le finestre.
Mi rendo conto che la luce mi ha svegliata, la luce di un giorno grigio, quasi piovoso eppure abbastanza luce da svegliarmi.
Guardo Fuori. Vedo i tetti. Mi rigiro nel letto. Guardo nuovamente fuori. Vedo le finestre dei lucernari. Sbadiglio e di nuovo, con un solo occhio guardo, fuori dalla finestra, la grigia giornata che si affaccia tra le tegole, ed i comignoli leggermente fumanti che si stagliano nel cielo limitato dai tetti cittadini.
Sempre più attratta dai tetti intravisti, con la coda degli occhi, il mio cervello esplora il passato dei ricordi. Ed ecco arrivare a destinazione quella sensazione già provata, quel ricordo di uno sguardo che si posa sui tetti della città e sogna. Era uno sguardo da adolescente. Da sognatrice. Che guardava i tetti, le tegole e le mansarde di una città straniera e sognava un futuro fatto di tetti, di mansarde, di un viaggio in città lontane. Ora ci vivo in una città lontana. E posso svegliarmi e guardare le tegole ed i tetti di una città che non è la mia.
I sogni forse si realizzano, ma con leggere differenze rispetto alle ambizioni dell’adolescenza. Dei piccoli aggiustamenti o forse dei piccoli stravolgimenti, dipende dai punti di vista. La città non è la stessa, ma in fondo neanche io sono la stessa. Guardare i tetti mi ricorda i miei sogni da viaggiatrice adolescente, quando, persa tra i comignoli di una città ancor più lontana di quella in cui vivo ora, sognavo di vivere in una mansarda. La mansarda in cui vivo ora, la mia casa, il mio rifugio tra i tetti.
Ho dimenticato di chiudere le finestre.
Ogni tanto dimenticare fa ricordare i propri sogni. Ed è una epifania, tutta da scoprire ed assaporare.
mercoledì 23 febbraio 2011
domenica 20 febbraio 2011
Seneca
"...non c'è cosa tanto atta ad implicarci nei mali più gravi, quanto il nostro adeguarci alle chiacchere, il ritenere giusto ciò di cui tutti sono fermaente convinti e, poiché disponiamo di innumerevoli esempi, il vivere non di ragione, ma di conformismo..."
...a singhiozzo...
..perchè delle volte non è semplice stare dietro alle cose, persino a quelle belle e piacevoli...però le parole continuano ad essere, nella testa, nel cuore, nelle mani...anche quando non escono del tutto fuori, ora pian piano ci riproviamo...mie, non mie, lette, dette, ascoltate, sentite, provate, riportate...riproviamo io e le parole a tornare su questa pagina...passin passetto...
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